Il progetto
Troppo Triestini
A tre anni dall’ultima replica esce il libro tratto dallo spettacolo. Pubblicato da White Cocal Press, è disponibile dal 15 gennaio 2022 in tutte le librerie di Trieste e online sul sito di bora.la.
Si tratta di un volumetto di 96 pagine con un sacco di illustrazioni originali a colori e dei QRcode che permettono l’ascolto di tutti i brani presenti nel testo, compreso l’inedito “Che Compere!”.
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Andato in scena per la prima volta sul palcoscenico del Teatro San Giovanni di Trieste il 20 novembre 2016, lo spettacolo ha avuto già dieci repliche (quasi tutte sold out) ed è stato visto da più di duemilaseicento spettatori.
Il 29 luglio 2019 al Castello di San Giusto è stata presentata per la prima volta una versione estesa e rivista, che ha tra le novità più rilevanti
un nuovo personaggio e la presenza dei Maniax, una band che suona dal vivo tutte le canzoni dello spettacolo.
Sei passeggeri su un metaforico autobus, guidato da un artista-autista in cerca d’ispirazione, si alternano a raccontare la loro Trieste, ripercorrendo la storia recente della città (dalla fine dell’Impero austro-ungarico agli anni Settanta) e dandone una particolare visione, molto soggettiva e spesso deformata. Troppo Triestini è una sorta di cabaret intelligente, un modo leggero e ironico di parlare di Storia e delle diverse anime di Trieste.
Sul palco i protagonisti (tutti interpretati da un camaleontico Flavio Furian) salgono sul bus per raccontare le loro storie al conducente-cantore (Maxino), offrendo al pubblico un puzzle di vicende, opinioni e manie legate al loro personale modo di vivere la città e la sua storia, un mosaico di racconti dove ogni tessera s’incastra nell’altra, restituendoci un affascinante e multiforme affresco di Trieste. Il testo scava nelle innumerevoli storie che le diverse componenti della città si tramandano da anni, storie piene di miti, mistificazioni e rimozioni. L’intento è di trovare una narrazione condivisa, pacificatrice, limpida del passato cittadino, che faccia piazza pulita dall’uso propagandistico e deformato della storia del Novecento triestino.
Il conducente Maxino commenta con una serie di irresistibili canzoni (composte per l’occasione ed eseguite dal vivo) le testimonianze dei sei troppo triestini, mentre tenta di comporre una canzone che colga l’essenza della città, “una canzone popolare ma colta, una via di mezzo tra Guccini e Ricky Malva…”, tanto per chiarire che Troppo Triestini, nonostante gli argomenti trattati, non si prende mai troppo sul serio.
Troppo Triestini
Quante storie per una città
Testo di Paolo Pascutto
Scritto con Fabrizio Polojaz e con la collaborazione di Flavio Furian, Maxino e Paolo Tanze.
Consulenza per il personaggio di Ruggero di Wendy D’Ercole e Alfonso Massa.
Canzoni e musiche di Massimiliano Maxino Cernecca
Interpreti:
Flavio Furian: Franz, Ciano, Mirko, Stelio, Vinicio, Ruggero
Maxino: il conducente
Sara Cechet Woodcock: Lavinia Fonda Strafànich
Helena Pertot: moglie, turista tedesca, donna incinta, membro della commissione
Fabrizio Polojaz: membro della commissione
Maniax (Elisa Bombacigno, vocalist – Marco Poznajelsek, chitarra – Simone Rosani, basso – Andrea Skerjan, batteria): passeggeri – musicisti
Durata spettacolo: 2 ore
Personaggi
''Mi iero picio, ‘ssai picio, cussì picio che no jero gnanca nato.''
''Gavemo le carte!''
''Io non sono mai stato fascista, ma...''
''Mi son esule, go dirito!''
''Trst je naš.''
''Perché mi sonn omm’ ‘e mmond’! Mi vegno dalla Magna Grecia!''
Franz è un nostalgico asburgico che rimpiange una Trieste da sogno, forse mai esistita; Ciano si esalta con piglio futurista per la modernità e la virilità della città nel Ventennio, mentre il professore Mirko ci racconta gli anni del fascismo dal punto di vista della comunità slovena.
Stelio invece brama un’indipendenza velleitaria e cialtrona inseguendo il mito del Territorio Libero di Trieste; l’esule Vinicio racconta l’esodo visto dagli occhi di un umile e candido contadino istriano; infine Ruggero è l’intraprendente jeansinaro meridionale che ci racconta l’ascesa e la caduta del grande bazar di Ponte Rosso.